giovedì 11 ottobre 2012

Primarie: perché candidarsi per perdere?


Berlusconi e il Pdl? Stendiamo un velo pietoso. Le liste Monti, Montezemolo, Casini e Fini: brodini insipidi.  La Lega? Spompata, in ritirata strategica. Grillo? Nemmeno lui mi diverte più. Ma nell'Italia dei partiti personali dove il capo comanda e gli altri ubbidiscono, le primarie, anzi queste primarie del centrosinistra, mi stanno appassionando. Anzi, mi paiono l'unico fenomeno degno di nota nella politica italiana attuale.
A renderle interessanti, innanzitutto, c'è il fatto che sono alimentate dallo scontro di due pulsioni violente e primordiali: la lotta per conquistare il potere e quella per non perderlo. Non si era mai visto nulla del genere in tempi recenti qui da noi,  tanto più che le  primarie precedenti sono sempre state una farsa:  vincitore designato in partenza con degli sparring partner interessati solo a un po' di visibilità e/o a crearsi una corrente. In almeno un caso – Veltroni – era scontato anche che il vincitore avrebbe perso poi le elezioni.
Stavolta è diverso. Nel Pd si intuisce  un clima da Armageddon, perché altissima è la posta in gioco della sfida del rottamatore Matteo Renzi alla leadership di Pierluigi Bersani. Da una parte il giovane con il suo afflato di angelo purificatore; dall'altra  la vecchia guardia che fa quadrato per non essere spazzata via e si difende con le unghie e con i denti. Sembra di essere su un ring, volano cazzotti veri. Ma tutte le provocazioni, le calunnie, i colpi bassi  non sono più fini a se stessi, perché questo giro  non si scherza: the winner takes it all. Il vincitore si prende tutto. E poi, molto probabilmente, vince le elezioni.
In questa lotta tra il bene e il male (e ognuno scelga chi è cosa) fatico davvero a comprendere le ragioni della candidatura di Laura Puppato. Donna, madre, prossima nonna, l'ex sindaco di Montebelluna e capogruppo del Pd in Regione Veneto, che nel curriculum può vantare dei simbolici successi nella terra più leghista d'Italia, propone una terza via “fuori dalle correnti e dalle appartenenze”, un partito che crea “lavoro, cultura, felicità, bellezza” e dove tutti si vogliono bene perché “servono le energie di Renzi e le competenze di Bersani”. Non ha alcuna speranza di vincere, la sua è una candidatura minoritaria, di testimonianza, settoriale, di nicchia. Un po' come Nichi Vendola, ma almeno lui c'ha il suo partitino da curare.
E poi io alle primarie voglio veder scorrere (metaforicamente parlando) il sangue: solo così ho la garanzia di assistere ad una competizione vera. Se diventano un modo per stabilire i rapporti di forza all'interno del Pd non mi interessano. Se diventano il mezzo per prenotarsi il posto di candidato governatore del centrosinistra alle prossime regionali del Veneto, mi mettono pure tristezza.

2 commenti:

  1. lucida analisi,equilibrata e in ogni caso hai scritto cose che io penso...non le ho messe nero su bianco per evitare accuse di partigianeria ecc.Permetti che metta le tue riflessioni sul mio blog ? Ciao. Lorenzo

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