venerdì 28 dicembre 2012

L’anno dei no


Come sarà ricordato il 2012 a Verona? L’Hellas non è tornato in serie A, Tosi ha rivinto le elezioni ma non è diventato (come molti dei suoi sostenitori auspicavano) il “Renzi del centrodestra”. Il traforo delle Torricelle è ancora un contratto senza le firme che contano, il filobus è partito, ma solo in teoria: dove sono i cantieri? Dire che non è successo nulla, tuttavia, è sbagliato: questo forse potrebbe essere considerato l’anno dei “no”, alcuni piccoli, alcuni grandi, comunque significativi:  vedremo nel 2013 quanto definitivi. Eccone una piccola summa.
5. No al parcheggio San Giorgio. Doveva costruirlo la Mazzi Costruzioni, ma il Comune – dopo alcune simulazioni di traffico insoddisfacenti – ha preferito fare marcia indietro: a novembre è stato chiuso il contenzioso con l’impresa, che ha incassato 2,5 milioni di euro dopo averne richiesti 4 (anche per altre opere mai realizzate). La Mazzi è la stessa impresa presente nei più grandi appalti in project financing di Verona (traforo, filobus, Ca’ del Bue, park ex gasometro). Recentemente, il leader del comitato anti-traforo Alberto Sperotto è stato assolto in primo grado dall’accusa di diffamazione intentatagli dal sindaco, dopo che aveva detto che a Verona gli appalti li vincono sempre “i soliti noti”.
4. No a Marezzane. L’ultimo “no” è quello del Tar, il mese scorso, che ha bocciato il ricorso della Cementirossi contro un parere della soprintendenza, contrario a trasformare la collina di Marezzane tra Fumane e Marano, in una cava di marna. Altri “no” erano arrivati prima, al progetto di ampliamento pensato dell’azienda, che prevedeva anche una ciminiera di oltre 100 metri. La vicenda di Marezzane è diventata a suo modo un simbolo della sempre più difficile conciliazione tra esigenze produttive e istanze ambientaliste, in una terra come la Valpolicella che ha scoperto tardivamente la sua vocazione come meta turistica eno-gastronomica.
3. No al Pdl. Lo ha pronunciato Flavio Tosi, chiaro e netto, all’inizio della sua campagna elettorale: poi la sua Lega Nord, ma solo dopo la rovinosa caduta di Umberto Bossi, lo ha seguito. Per il Pdl, un tempo primo partito della città, è stato uno psicodramma collettivo, con tanti suoi esponenti a migrare nella lista civica del sindaco, gli altri a far la figura degli ultimi giapponesi. Ora Tosi può governare Verona sostanzialmente da solo, il suo no al Pdl veronese è diventato un "no" all'alleanza con il Pdl nazionale (e soprattutto con Berlusconi) ma i rapporti nel centrodestra veneto sono sempre più tesi. Vedere, per credere,  i “no” più recenti.
2. No all’Autodromo. La settimana scorsa, un “blitz” non dichiarato in consiglio regionale di alcuni leghisti azzoppa l’Autodromo del Veneto: senza il suo imponente centro commerciale in deroga alla programmazione, il mega-progetto tra Vigasio e Trevenzuolo tanto caro a Giancarlo Galan (e a molti nel Pdl veronese) non può stare in piedi. L’idea era pervasa di un gigantismo d’altri tempi (e forse fuori tempo): sta di fatto che i privati ci hanno già investito decine di milioni di euro (ma servirà più di un miliardo per costruire il tutto), mentre la Provincia ha chiesto all’A22 di realizzare un casello “dedicato”: e adesso?
1. No a Ca’ del Bue. A molti, il voto del Pdl sulla moratoria agli inceneritori è parso una vendetta contro la Lega per la questione Autodromo. Se è così, lo è solo in parte perché contro Ca’ del Bue da mesi si è saldata un’opposizione molto forte che ha in esponenti del Pdl protagonisti di primo piano (come il sindaco di San Martino Buon Albergo). Anche qui, al di là di come la si pensi sugli inceneritori, il verdetto arriva quando l’iter era già in fase avanzata e l’appalto già assegnato in capo al colosso spagnolo Urbaser. Ora, comunque, è tutto fermo, in attesa del nuovo piano regionale sui rifiuti: come Godot, lo si aspetta da tempo, con sempre minor fiducia.

giovedì 20 dicembre 2012

Mandorlini punito? No, umiliato

In Cina, dai tempi della rivoluzione culturale in poi, va molto di moda l'istituto dell'autocritica: i reprobi colpevoli di aver espresso pensieri diversi da quello unico e infallibile del Partito Comunista, devono sottoporsi a una sorta di gogna pubblica in cui abiurano alle proprie idee, si pentono, chiedendo perdono, clemenza e la riammissione in società. Dopo aver letto della punizione inflitta ad Andrea Mandorlini, mi è venuto Il sospetto che i membri della commissione disciplinare della Federcalcio abbiano studiato sul libretto rosso del compagno Mao.
Il tecnico del Verona era stato deferito per le parole pronunciate prima della trasferta a Livorno lo scorso 20 ottobre. Si era detto "fiero di essere il nemico giurato" di quella tifoseria. Parole certo sbagliate, nei tempi e nei modi, tanto più che durante la gara, qualche idiota aveva pensato bene di rispondere alle provocazioni dei livornesi insultando la memoria di Pier Mario Morosini, cosa che aveva fatto vergognare un'intera città e forse pure lo stesso Mandorlini, che aveva lanciato per primo Morosini ai tempi dell'Atalanta. Da allora il tecnico ravennate non ha fatto molto per tenere il basso profilo: dopo le corna di Cittadella c'è chi, come Crosetti su Repubblica, ha avuto buon gioco a scrivere, ricordando tutte le "mandorlinate" da "ti amo terrone" in poi: "fermate il bullo della panchina"
Tutto ciò premesso mi pare davvero assurdo che Mandorlini, oltre a una multa di 20mila euro, oltre a una pesante squalifica fino al 31 gennaio, debba una volta scontata questa "ribadire in tutte le interviste pre e post gara di credere fermamente nel rispetto dei valori sportivi, almeno per le 7 successive gare effettive di campionato". Quanto gli si chiede non ha nulla di nobile: è come se dovesse camminare coperto di pece e di piume con un cartello al collo con sopra scritto "nemico dello sport". Una vera e propria umiliazione che io, nei panni del mister e del  club Hellas Verona, non avrei mai accettato (la condanna è frutto di un patteggiamento). Senza contare che ora - altro effetto perverso di questo papocchio ridicolo - si rischia pure di fare di Mandorlini un martire, e non ne ha certo bisogno. Anzi, fossi in lui chiederei asilo a Pechino.

venerdì 7 dicembre 2012

L'eredità di Re Lele

Ieri pomeriggio, al funerale dell'ex vicesindaco e assessore Roberto Uboldi, ho incontrato per la prima volta di persona Gabriele Sboarina. Sapendo che da quando ha lasciato la politica oltre vent'anni fa il fu "Re Lele" si è chiuso in un religioso silenzio, ho provato a stuzzicarlo perché mi raccontasse qualcosa di succoso:  un aneddoto tranchant della Prima Repubblica, o un particolare sconosciuto del suo decennio come guida indiscussa della città, magari un commento sul suo successore di oggi, a Palazzo Barbieri. Sapevo di trovarmi di fronte un muro, così ho provato a scalpellarlo facendo leva sull'amor proprio. "Perché non scrive un libro di memorie?", gli ho chiesto. La sua risposta, lo ammetto, mi ha spiazzato: "Un libro? E perché? Non c'è nulla di quanto ho fatto che valga la pena di essere ricordato".
Mi sono immaginato, tra vent'anni, a fare la stessa domanda a chi c'è oggi: quale sarebbe la risposta? 

mercoledì 5 dicembre 2012

Cose da fare a Verona prima della fine del mondo


Come tutti sanno, tra un paio di settimane, il 21 dicembre 2012, il mondo finirà. Lo hanno detto parecchi anni fa i Maya, ma non c’è ragione di dubitarne. Meglio quindi essere preparati e, per lasciare questa vita terrena con il numero minore possibile di rimpianti, ho provato a buttar giù al volo una lista di cose da fare assolutamente a Verona, prima che il nulla ci travolga. Vista la gravità dell’argomento, sono ben accetti suggerimenti.
- Limonare al parcheggio del percorso della salute sulle Torricelle.
- Sgommare con il freno a mano sulla neve (sperando che arrivi nei prossimi giorni: è nelle previsioni) al parcheggio dell’ex Autogerma
- Fare notte a Madonna Verona, pasteggiando a prosecco e whisky, chiacchierando non-sense con la mitica Luisa
- Importunare le coppiette di turisti alla casa di Giulietta svelando che “è tutto falso, non lo sapevate?”
- Fare le vasche in via Mazzini di sabato pomeriggio senza comprare assolutamente nulla
- Comprare qualcosa (qualsiasi cosa) al Buso di via Cappello
- Ingozzarsi di panzerotti e fritture varie dal panzerottaro di via Diaz per placare la sbornia
- Andare alle terme di Colà di Lazise scavalcando il muretto dalla strada per non pagare il biglietto
- Bigiare la scuola o il lavoro per passare la mattinata all’inquietante bar con biliardo di via Cattaneo
- Mangiare la pizza alla mensa dell’Università anche se non si è (mai) stati studenti perché è buona e costa pochissimo
- In alternativa scegliere tra   Redentore, San Matteo, La Sacrestia (via Santa Felicita), Prima Fila (corso Porta Palio): se non lo sapevate, Verona è la capitale mondiale delle pizzerie nelle chiese sconsacrate
- Imparare a memoria almeno una poesia di Berto Barbarani, che è pure il 140esimo anno della nascita, e/o leggere un libro di Emilio Salgari (150esimo della nascita)
- Intrattenersi con gli anti-risorgimentali vestiti da guerrieri delle Pasque veronesi che ce l’hanno ancora a morte coi giacobini
- Andare da Musical Box e  sbavare davanti alla parete di 50 metri piena di chitarre (solo per musicisti)
- Pranzare alla Quercia di via Tonale – primo secondo contorno dolce caffè e grappino – vedendosi presentare un conto di dieci euro
- Svenarsi (tanto tra un po’ i soldi non ci serviranno più) per il carrello dei bolliti ai Gavi
- Farsi togliere il malocchio da un esorcista, categoria che a Verona abbonda (suggerisco quello di Santa Toscana)
- Conversare  la mattina al bar con i vecchiotti già brilli che bestemmiano e si lamentano di tutto in città (salvo poi riverire il vescovo e votare Tosi)