Flavio Tosi
fuori dalla Lega, in campo per le regionali pronto a sfidare Luca Zaia. Manca
solo l’ufficialità ma ormai gli spazi di mediazione si sono azzerati. A meno di
tre mesi dalle elezioni, si aprono orizzonti impensabili fino a qualche settimana
fa. E anche Alessandra Moretti, candidata del Pd, ora spera di trarre vantaggio
dai litigi in casa Lega.
Gli ultimi
capitoli della saga padana sono un’escalation continua di strappi e accuse.
Lunedì, Matteo Salvini ha di fatto commissariato la segreteria veneta retta da
Tosi, imponendogli anche di abbandonare la sua fondazione politica se vuole
restare nella Lega. Il sindaco di Verona, invece di alzare bandiera bianca, ha
tirato dritto. E giovedì, dopo un pranzo tra i due contendenti che non ha
risolto nulla, il consiglio della Lega veneta ha respinto in blocco tutte le
decisioni milanesi. Nei fatti, è una scissione, anche se è da vedere quanti ora
seguiranno davvero il sindaco.
Salvini ha
detto che per lui la questione è chiusa. Tosi ha risposto che lui, a fare il
segretario di una Lega commissariata, non ci resta. E che a quel punto tutte le
opzioni sono possibili. A cominciare dalla sua candidatura a governatore. Sulla
carta, il sindaco di Verona non ha alcuna chance di vincere e l’unico effetto
che potrebbe ottenere è far perdere Zaia a favore della Moretti. Ma lui ripete
che è una questione di dignità, la sua, che sente calpestata sia da Salvini che
da Zaia. Il governatore, in particolare, si è opposto in ogni modo alla lista
Tosi e alla possibilità che sia lo stesso Tosi a decidere i candidati della
Lega.
L’indisponibilità
di tutte le parti in causa a venire a patti è frutto anche della diffidenza,
dei rancori e della rivalità maturati in questi anni. I nodi sono venuti tutti
al pettine. E non c’è più tempo né modo, ormai, per scioglierli.
(Dalla rubrica Il Fatto della Settimana su Radio Adige)
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