lunedì 5 novembre 2012

Caso Agec: messo in Croce troppo presto?


Mi sono espresso qualche settimana fa sul “caso Croce”, ma gli ultimi sviluppi meritano di essere raccontati. Già perché il presidente (sfiduciato) dell’Agec, l’azienda comunale che gestisce gli alloggi popolari, accusato di essersi rifatto l’ufficio a caro prezzo – e quindi subito additato come emblema della “casta” – è passato al contrattacco. La sua strategia difensiva (Croce è pur sempre un avvocato) mira a far passare, sostanzialmente, questo messaggio: quello dell’ufficio è un pretesto per farlo fuori, dopo che lui ha iniziato a mettere il naso in alcune questioni “scottanti” con l’intento di fare pulizia. Croce ha raccontato di serrature cambiate per evitare che lui potesse accedere alle stanze, ha sollevato il caso dei tanti appartamenti di pregio di proprietà dell’Agec affittati a prezzi risibili, se comparati con i prezzi di mercato, divulgando anche i nomi di alcuni inquilini eccellenti: un consigliere comunale e un consigliere di amministrazione della stessa Agec, entrambi della Lega Nord.
Mi sono passato in rassegna la pagina facebook di Croce. Abbondano i commenti dei suoi sostenitori che lo spronano: “Avanti, scoperchiamo il pentolone”, “Non mollare, mandali a casa tutti”, “Croce sei una brava persona mi raccomando tieni duro e non mollare”, “spero tu abbia la forza e i documenti per far scoppiare uno scandalo”. Interviene anche la ex consigliera del Pdl Elena Traverso, che dice “Vogliamo chiarezza”.
Nel mio piccolo, mi unisco anch’io a questo appello e spero che Croce, che ha scritto anche una lettera al sindaco Flavio Tosi (nella cui lista è stato eletto alle amministrative) ma ha le ore contate alla presidenza dell’Agec, abbia le prove per dimostrare le sue accuse. Per ora, mi limito a segnalare alcune stranezze di questa vicenda sempre più ingarbugliata, a partire dall’ufficio rifatto con 33mila euro (per non parlare di quei preventivi da quasi 50mila euro, opportunamente cestinati, pieni di pezzi kitch). A mio avviso, Croce non può limitarsi a chiamare in causa la Corte dei Conti perché giudichi la legittimità del suo operato, perché si tratta, prima di tutto, di una questione di opportunità. Ciò detto, è evidente che la questione ufficio passa decisamente in secondo piano di fronte alla (presunta) “affittopoli”: se (e sottolineo se)  quanto va dicendo Croce è vero, tutta una serie di prese di posizione (a partire dal cda di Agec che, compatto, lo ha sfiduciato) andrebbero riviste sotto un’altra luce. Al momento non ci sono abbastanza elementi per dirlo, ma il dubbio comincia a insinuarsi: e se Croce fosse stato messo in croce troppo presto?

Nessun commento:

Posta un commento