giovedì 20 dicembre 2012

Mandorlini punito? No, umiliato

In Cina, dai tempi della rivoluzione culturale in poi, va molto di moda l'istituto dell'autocritica: i reprobi colpevoli di aver espresso pensieri diversi da quello unico e infallibile del Partito Comunista, devono sottoporsi a una sorta di gogna pubblica in cui abiurano alle proprie idee, si pentono, chiedendo perdono, clemenza e la riammissione in società. Dopo aver letto della punizione inflitta ad Andrea Mandorlini, mi è venuto Il sospetto che i membri della commissione disciplinare della Federcalcio abbiano studiato sul libretto rosso del compagno Mao.
Il tecnico del Verona era stato deferito per le parole pronunciate prima della trasferta a Livorno lo scorso 20 ottobre. Si era detto "fiero di essere il nemico giurato" di quella tifoseria. Parole certo sbagliate, nei tempi e nei modi, tanto più che durante la gara, qualche idiota aveva pensato bene di rispondere alle provocazioni dei livornesi insultando la memoria di Pier Mario Morosini, cosa che aveva fatto vergognare un'intera città e forse pure lo stesso Mandorlini, che aveva lanciato per primo Morosini ai tempi dell'Atalanta. Da allora il tecnico ravennate non ha fatto molto per tenere il basso profilo: dopo le corna di Cittadella c'è chi, come Crosetti su Repubblica, ha avuto buon gioco a scrivere, ricordando tutte le "mandorlinate" da "ti amo terrone" in poi: "fermate il bullo della panchina"
Tutto ciò premesso mi pare davvero assurdo che Mandorlini, oltre a una multa di 20mila euro, oltre a una pesante squalifica fino al 31 gennaio, debba una volta scontata questa "ribadire in tutte le interviste pre e post gara di credere fermamente nel rispetto dei valori sportivi, almeno per le 7 successive gare effettive di campionato". Quanto gli si chiede non ha nulla di nobile: è come se dovesse camminare coperto di pece e di piume con un cartello al collo con sopra scritto "nemico dello sport". Una vera e propria umiliazione che io, nei panni del mister e del  club Hellas Verona, non avrei mai accettato (la condanna è frutto di un patteggiamento). Senza contare che ora - altro effetto perverso di questo papocchio ridicolo - si rischia pure di fare di Mandorlini un martire, e non ne ha certo bisogno. Anzi, fossi in lui chiederei asilo a Pechino.

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