All’inizio
era semplicemente la Banca Popolare di Verona, quella che mi regalava ogni anno
il diario scolastico con le foto della città in copertina. Poi i cambi di nome.
Nel 2002 è diventato Banco Popolare di Verona e Novara, dopo la fusione con l’istituto
piemontese, nel 2006 ecco il Banco Popolare, con l’acquisizione della Popolare
di Lodi, uscita malconcia dagli anni di Fiorani &co.
E’ stato in
questi anni di crescita, acquisizioni e rafforzamento, che il cassiere della filiale
dove avevamo il conto da sempre ci aveva chiamato a casa proponendoci di investire l’eredita
della nonna in qualche strumento finanziario nuovo perché “ormai sul conto corrente
non prendi niente”. Risultato: perso tutto. Già perché certe cose mica le ha
inventate la Banca Etruria di papà Boschi o la Vicenza di Zonin. Noi a Verona sempre
un passo avanti, specialmente quando c'è da perdere la propria innocenza.
Come si
chiamerà domani, la banca che mi prima mi ha regalato il diario e poi mi ha fatto fumare i soldi della nonna, non lo sappiamo ancora. Sappiamo però che, una
volta perfezionato il matrimonio con la Banca Popolare di Milano, finalizzato
negli scorsi giorni, ci troveremo di fronte alla terza banca italiana, dopo
Intesa San Paolo e Unicredit, dove è confluita negli anni ’90 l’altra grande
banca veronese, la Cassa di Risparmio.
Il Banco
arriva a questo traguardo dopo anni travagliati. Solo nel 2015 i conti sono
tornati in utile, dopo anni con perdite miliardarie. L’attuale amministratore
delegato Saviotti si è dovuto fare carico di un processo di risanamento
doloroso, andando a tamponare le voragini nei conti aperte dalle gestioni
precedenti, su tutti il caso dell’acquisizione della banca Italease.
Ancora oggi
il Banco si porta in pancia una notevole fetta di quello che gli economisti
chiamano crediti deteriorati: 14 miliardi. Sarà anche colpa della crisi, ma a
me viene ancora da pensare che mentre a me sparivano i soldi della nonna, altri
clienti ricevevano prestiti che non avrebbero mai rimborsato. In ogni caso, proprio
per questo, prima della fusione, il Banco dovrà chiedere ancora soldi ai suoi soci,
un miliardo di euro in aumento di capitale, come imposto dalla Banca centrale
Europea.
Con la
fusione, ci sarà la trasformazione della Popolare in società per azioni, e la sede principale non sarà più Verona ma
Milano. Il nuovo amministratore delegato sarà quello della Bpm, Giuseppe
Castagna. Il tempo dei diari scolastici ai ragazzi con la foto di piazza Erbe in
copertina non tornerà più, forse è meglio così: io il mio (diario) l’ho pagato
carissimo. La speranza semmai è che si riprenda il titolo che in Borsa, dall’inizio
dell’anno, ha perso il 44 per cento del suo valore. E’ pur vero che è andata
peggio ai vicentini, che hanno comprato le loro azioni Bpvi 64 euro e adesso
valgono forse (ma forse, eh?) un decimo. Sarà che sotto il Monte Berico hanno
esagerato con le agende.
ciao Alessio,sono d'accordo in tutto...purtroppo anche nella questione dei soldi persi della nonna!
RispondiEliminaLorenzo Dalai
...o con il prosecco...
RispondiElimina...o con il prosecco...
RispondiEliminaAnche a Treviso con Veneto Banca non hanno scherzato...
RispondiEliminaAll' inizio era Banca mutua popolare di Verona .Mutua in quanto tale era la ragione sociale tra i fondatori ,gli industriali veronesi
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