lunedì 7 gennaio 2013

Il modello Verona è morto

Per otto mesi Roberto Maroni ha indicato nel "modello Verona" la strategia per raggiungere l'obiettivo della sua nuova Lega: ovvero diventare il partito egemone del Nord, come la cdu è per la baviera in Germania, per poi contrattare nuovi livelli di autonomia con Roma. Modello Verona sta a significare la formula con cui Flavio Tosi ha rivinto l'anno scorso le elezioni: Lega più liste "civiche" pensate per svuotare i consensi del maggiore concorrente dei voti padani, il Pdl.  Alla fine, invece, il neo segretario federale si è rimangiato tutto: dopo aver detto mai più con Berlusconi, ha siglato l'accordo elettorale niente meno che col Cavaliere, fregandosene dell'opinione dei militanti. Niente di nuovo, questo, in casa Lega: Umberto Bossi era noto per le sue giravolte. Alla fine degli anni Novanta aveva tacciato di eresia i segretari veneto e piemontese, rispettivamente Comencini e Comino, proprio per le loro aperture elettorali al "Roma-Polo", salvo poi - una volta cacciati gli eretici - andare a nozze proprio con quello che lui stesso, fino a qualche tempo prima, aveva chiamato  nei comizi il "mafioso di Arcore". Ma Bossi a quel tempo aveva un carisma che sarebbe riuscito a far ingoiare ai suoi qualsiasi cosa. Maroni no: tanto che, a sentire gli umori della base, il partito rischia la distruzione più oggi che per i diamanti di Belsito.
Maroni fa tutto questo per la Lombardia: diventarne presidente, e fare poi squadra con Piemonte e Veneto in un'unica grande macro regione del Nord, è evidentemente un obiettivo che giustifica qualsiasi patto, pure quello col diavolo (berlusconiano). Certo è che, se è pur vero che la politica è il regno del realismo, raramente si era assistito ad una decisione di un simile, smaccato cinismo. Che il popolo leghista lo segua è tutto da vedere e non so quanto sincere siano le parole di Tosi e Zaia che si complimentano con il Capo per l'accordo siglato. La verità è che a Maroni è mancato il coraggio di fare in Lombardia quanto fatto da Tosi a Verona: scommettere sulla propria persona e sulla propria leadership, prima che sulle alleanze. Il "modello Verona",  come prodotto da esportazione,  è così morto ancor prima di nascere. Quanto alla Lega, anche lei non sta molto bene. 

2 commenti:

  1. Concordo in gran parte. Per Maroni in Lombardia, non si è trattato di mancanza di coraggio ma di strada obbligata. Là ci sono Bossi e Berlusconi. Tosi qui c'era e c'è solo lui. Il "modello Verona" è governare alla stessa maniera del vecchio Pentapartito. Unica differenza è che ai tempi di Re Lele i partiti erano 5 e ai tempi dell'Imperator Flavio sono due (Pdl=Lista Tosi + Tosi). Non sono tre, perché la Lega è sciolta nel tosismo e con rappresentanza in Consiglio da movimento d'opposizione.

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  2. Ho sempre pensato che la formula con cui ha vinto Tosi a Verona non fosse replicabile altrove, per le specificità di Verona e soprattutto per la specificità di Tosi. E' stato Maroni a elevare quella formula a "modello" da esportazione, salvo poi - una volta visti i sondaggi - fare precipitosamente marcia indietro.

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