Da quest’estate
qualcosa è cambiato ai Pronto Soccorso di Verona, Borgo Trento e Borgo Roma. Lo
dicono le statistiche diffuse dall’Azienda Ospedaliera: il numero dei “codici
bianchi” – per capirci: i pazienti che devono pagare il ticket – è triplicato.
Cosa è
successo? Che cosa ha provocato questo cambiamento che ha fatto infuriare gli
utenti, in particolare quelli cui è stato assegnato un codice verde in ingresso
e bianco in uscita?
Bisogna partire da un’ispezione della Regione, lo scorso
luglio. A Venezia si erano accorti che a Verona i numeri non tornavano: troppi
pochi i codici bianchi rispetto al resto del Veneto, troppo poche le
prestazioni a pagamento. Evidentemente,
hanno concluso gli ispettori, a Verona la casistica stabilita dalla Regione nel
2011, e poi modificata nel 2014, per capire chi tra i pazienti non gravi debba
pagare e chi no non veniva rispettata.
Dopo il
richiamo della Regione, l’azienda ospedaliera è dovuta correre ai ripari. Sui
computer dei medici del Pronto soccorso è stato installato un nuovo software:
si inserisce la diagnosi e il computer assegna automaticamente il codice e – se
questo è bianco – emette il bollettino di pagamento. Ecco come i casi di
prestazioni a pagamento sono esplose.
Il sindaco
Flavio Tosi ha annunciato un esposto in procura contro quello che – a suo
parere – è un modo fraudolento con cui la Regione mette le mani nelle tasche
dei cittadini. Ma visto da Venezia, il film è opposto: a Verona le maglie erano
troppo larghe, non pagava quasi nessuno, tanto che l’assessore alla Sanità
Coletto ha detto che si valuteranno eventuali danni erariali.
Di certo, il
ritorno alla normalità a Verona non è stato indolore. E la polemica politica
ferocissima sulla vicenda non aiuta certo a rasserenare gli animi.
(dalla rubrica Il Fatto della Settimana su Radio Adige)
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