venerdì 9 ottobre 2015

Ai Pronto Soccorso di Verona non pagava (quasi) nessuno

Da quest’estate qualcosa è cambiato ai Pronto Soccorso di Verona, Borgo Trento e Borgo Roma. Lo dicono le statistiche diffuse dall’Azienda Ospedaliera: il numero dei “codici bianchi” – per capirci: i pazienti che devono pagare il ticket – è triplicato.
Cosa è successo? Che cosa ha provocato questo cambiamento che ha fatto infuriare gli utenti, in particolare quelli cui è stato assegnato un codice verde in ingresso e bianco in uscita? 
Bisogna partire da un’ispezione della Regione, lo scorso luglio. A Venezia si erano accorti che a Verona i numeri non tornavano: troppi pochi i codici bianchi rispetto al resto del Veneto, troppo poche le prestazioni a pagamento. Evidentemente, hanno concluso gli ispettori, a Verona la casistica stabilita dalla Regione nel 2011, e poi modificata nel 2014, per capire chi tra i pazienti non gravi debba pagare e chi no non veniva rispettata.


Dopo il richiamo della Regione, l’azienda ospedaliera è dovuta correre ai ripari. Sui computer dei medici del Pronto soccorso è stato installato un nuovo software: si inserisce la diagnosi e il computer assegna automaticamente il codice e – se questo è bianco – emette il bollettino di pagamento. Ecco come i casi di prestazioni a pagamento sono esplose.

Il sindaco Flavio Tosi ha annunciato un esposto in procura contro quello che – a suo parere – è un modo fraudolento con cui la Regione mette le mani nelle tasche dei cittadini. Ma visto da Venezia, il film è opposto: a Verona le maglie erano troppo larghe, non pagava quasi nessuno, tanto che l’assessore alla Sanità Coletto ha detto che si valuteranno eventuali danni erariali.

Di certo, il ritorno alla normalità a Verona non è stato indolore. E la polemica politica ferocissima sulla vicenda non aiuta certo a rasserenare gli animi. 

(dalla rubrica Il Fatto della Settimana su Radio Adige) 

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