Flavio Tosi va a Roma a parlare con Renzi mentre a Verona
viene eletto il primo rappresentante grillino alla guida di un’istituzione. Per
quanto possa apparire bizzarro, questi due fatti sono più collegati di quanto
si possa pensare a prima occhiata.
Partiamo dal sindaco, che martedì è stato ricevuto a Palazzo
Chigi dal presidente del consiglio per la seconda volta in pochi mesi. Ormai l’asse
con il leader del Pd è consolidato e Tosi non fa niente per smentirlo.
La sua piccola pattuglia parlamentare è venuta in soccorso
al governo già due volte, votando a favore delle riforme costituzionali prima e
contro la mozione di sfiducia sul caso banche poi. E benché Tosi dica di voler
restare all’opposizione, aggiunge pure
di preferire Renzi a Salvini. Insomma, future intese elettorali, a partire
dalle prossime amministrative, non sono da escludere.
A Verona le truppe tosiane non sono poi così entusiaste –
pur usare un eufemismo – di questa relazione. Ma pure il Pd veronese momenti di
notevole imbarazzo. Capita, così, in
questa fase che ci siano da eleggere i nuovi presidenti di alcune circoscrizioni
dopo che la maggioranza della lista Tosi si è sfaldata.
Il Pd, forse anche per non essere accusato di inciuci,
sceglie una linea intransigente: nessun accordo con nessuno. Accade così, che
nel parlamentino di San Michele Extra si produca una situazione paradossale:
tutti contro il Pd. Viene così eletto
nuovo presidente il grillino Carcangiu, che alle elezioni aveva
conquistato appena 16 preferenze personali, grazie ai voti di Lista Tosi, Forza
Italia e Lega Nord.
E’ questa solo la prima delle fibrillazioni che ci attendono
da qui ai prossimi mesi, quando entrerà nel vivo la corsa alla successione di
Tosi. Se il sindaco è impegnato a cercarsi un ruolo per quando scadrà il suo
secondo mandato, tra i suoi partirà una folle corsa per riposizionarsi. Ne
vedremo delle belle.
(dalla rubrica Il fatto della Settimana su Radio Adige)